da “La Voce del Popolo” di Fiume
FIUME – Ci riservano sempre belle sorprese e felici serate concertistiche i vincitori del Premio Pianistico Internazionale “Stefano Marizza”, concorso intestato al giovane pianista triestino venuto a mancare prematuramente, giunto alla sua sesta edizione e che dall’anno venturo non riguarderà solo i pianisti di Italia, Croazia, Slovenia, Ungheria e paesi dell’est bensì sarà internazionalmente esteso a tutti i continenti e paesi del mondo.
La decisione di ampliare il concorso è stata presa sicuramente in seguito all’altissimo livello dei partecipanti al premio e dei frutti che tale manifestazione porta, ossia l’emergere di giovani concertisti di livello straordinario, cosa che è stata riconfermata recentemente al Salone delle feste della CI di Fiume con il concerto della diciassettenne bielorussa Volha Stsiazhko, vincitrice del Premio “Stefano Marizza” 2002.
La minuta quanto stupefacente Stsiazhko ha presentato brani di Beethoven, Chopin, Prokofiev, Schumann, Rahmanjinov e Liszt. Stupefacente non solo per la (s)proporzione tra massa (sembra una tredicenne) e quantità sonora (un suono consistente che raggiunge poderosità anche grandiose) – è evidente che oltre ad un’ottima scuola è dotata di una struttura muscolare estremamente “concentrata” – ma pure per quanto riguarda la personalità in se stessa della giovane. Temperamento artistico precoce, ardente e non comune, intelligenza musicale profonda e lucida (che le permette di cogliere anche gli “anfratti”, le pieghe, i recessi espressivi), concentrata, logica, ha la capacità di calarsi nelle più disparate dimensioni di pensiero e di psicologia facendone distintamente emergere le peculiarità in una precisa diversificazione spirituale e di atmosfere.
Ha carisma, ossia quella specie di “magnetismo” che assorbe colui che ascolta. Eccellente cultura musicale, senso della forma. Insomma un “fracco” di doti miscelate a puntino. E’ comprensibile che abbia vinto i primi premi al “F. Chopin” (1995) in Polonia e al “N. Rubinstein” (1999) di Parigi. “Quanto mi esercito giornalmente? Dipende dagli impegni; da cinque minuti a diverse ore” risponde la pianista in un buon inglese.
La Stsiazhko, fin dall’inizio ha fatto rivivere i demoni che, nei vari brani, assopiti ed acquattati se ne stavano in attesa di risveglio. E così abbiamo avuto un Beethoven (Sonata op. 31 n. 3, Allegro) fatto con spirito e terso nella sua “apollinea” struttura; uno Chopin senza smancerie e nondimeno efficacie sia nella sua espressione lirica che quella passionale; un Prokofiev (Sarcasmi op. 17) nel quale l’assordante, sarcastico e ruvido ghigno dei demoni (suonava come un”maschiaccio”) ha “aggredito” … e poi uno Schumann (Intermezzi op. 38 n. 2) “speciale”. Pregnante, sottile, robusto, appassionato, colto anche nella sua intellettualità e “ombrosità”, rifinito con precisione. Rahmanjinov appassionato (Etüde Tableau op. 39 n. 3) ed infine, nientemeno che “Funérailles” di Liszt, nel quale la tensione sinistra e raccapricciante, la “meditazione” e la vittoria hanno avuto notevolissimo rilievo (poi la maturità porterà ancora tante altre cose) con conseguenze sonore strepitose. Il tutto senza un minuto di pausa! Sarebbe preferibile (proprio per l’esecutore in primo luogo) fare un breve intervallo a metà concerto. Applausi insistenti e prolungati.
Ricorderemo che la pianista, già studentessa del Liceo musicale di Minsk con docenti Krimer e Pukst, studia presso il Collegio del Mondo Unito di Duino con il maestro Alberto Miodini del “Trio di Parma”. Il premio “Stefano Marizza” è dovuto all’UPT, al Conservatorio di Musica “G. Tartini” di Trieste, ed alla famiglia Marizza.
La pianista è stata salutata da Melita Sciucca, presidente della commissione culturale della CI e da Alessandro Leković a nome della stessa CI. Un’ultima nota: è mai possibile che durante il concerto si debbano sentire rumori osceni quali scartamenti di caramelle e telefonini petulanti? Comportamenti molto indicativi.
Patrizia Venucci