da “La Voce del Popolo” di Fiume
TRIESTE – E’ stata una felice sorpresa il debutto italiano della giovane pianista bulgara Maia Glovchkova, fresca vincitrice della prima edizione del Premio “Stefano Marizza”. Al Museo Revoltella, venerdì scorso, il pubblico presente ha salutato con calorosi applausi la scoperta di un giovane e promettente talento musicale.
Il tratto caratteristico della sua natura musicale è la nobiltà e la semplicità del fraseggio, mai incline a facili effetti, ma intimamente rivolto a rivelare attraverso il rigoroso rispetto del testo l’unitarietà della composizione e le ragioni che l’hanno provocata. Possiede una tecnica invidiabile ed un suono ora luminoso e appassionato, ora liquido e trasparente, che le permettono di affrontare con sicurezza e tranquillità le pagine più ardue ed impegnative di celebri compositori mondiali.
Della Sonata op. 10 n. 3 l'”Aurora” di Beethoven, posta in apertura di programma, il Largo e Mesto, nucleo generatore di tutta la composizione, è stato uno dei momenti più alti e toccanti, per la varietà di accenti di cui era intessuta la desolata e malinconica trama del grande maestro di Bonn, rotta come in un incantesimo dallo scorrere fluente e gaio dello scherzo e dell’allegro finale.
Sicchè ideale continuazione si è rivelato il 4° Scherzo di Chopin, opera matura del compositore polacco, che per lievità e trasparenza riecheggia atmosfere da “Sogno” schakespeariano.
Di Prokofiev infine, a cui era interamente dedicata la seconda parte del concerto, con la Sonata op. 14 e la Toccata op. 11, la Glovchkova ha saputo cogliere non solo l’aspetto percussivo e ritmicamente parossistico, ma anche l’ironia graffiante, lo sberleffo caustico e la pudica e composta malinconia.
La pianista ha ringraziato il pubblico che l’applaudiva con molto calore e affetto, eseguendo fuori programma, come bis, uno studio di Chopin.
Senz’altro un talento musicale da seguire che nel corso della propria evoluzione artistica potrebbe raggiungere vette notevoli.